Coraline, il racconto di Neil Gaiman, uscito nel 2002, ha avuto un gran successo, tanto che vinse premi quali l’Hugo, il Nebula e il Bram Stoker. Adesso l’adattamento cinematografico di Henry Selick, il guru della stop motion, ha trasportato il racconto per bambini in una dimensione completamente diversa, in cui la rivoluzionaria visuale 3D stereoscopica coinvolge il pubblico in sala. Nonostante il soggetto innocente del film – una coraggiosa, ma annoiata ragazzina di 11 anni – la Coraline di Selick sconvolgerà sia grandi che piccini con sogni e incubi difficili da scrollare di dosso. Come Alice nel paese delle meraviglie, Il mago di Oz e Beetlejuice, Coraline è un film allegorico che esplora il valore dell’ordinaria vita domestica attraverso uguali dosi di paura e fantasia. Una bambola di pezza può farti uscire pazza. E per raccontarlo ci voleva tutto il genio di Neil Gaiman, fumettista prima Dc e poi Marvel. Artista completo già giornalista e musicista, oltre che, naturalmente, scrittore per grandi e piccini, si è inventato una ragazzina di 11 anni isolata nel profondo Oregon con genitori troppo distratti dal lavoro. Capelli blu, incedere ciondolante ma sicuro, curiosità da esploratrice, questa piccola eroina cercando la felicità rischierà di perdere tutto: la luce dei suoi occhi, la famiglia, la vita. Ed è il caso di dire che lei passa metà del film a cercare di attaccare bottone, e l’altra a evitare che ne attacchino due a lei. Coraline (la voce è dell’immancabile Dakota Fanning), nella sua nuova casa, scova una porticina che porta in un mondo uguale e parallelo, apparentemente perfetto. Nel film immancabili un gatto, una “regina” cattiva contro e un capellone matto che l’aiuta. Quando la piccola Coraline Jones si trasferisce con i suoi genitori, Charlie e Mel, negli umidi e ostili pressi di Ashland, in Oregon, la sua vita appare squallida e desolata. La pioggia, il fango e la nebbia della sua nuova residenza sono le sbarre della prigione di Coraline, la cui vita è ulteriormente intristita dall’assenza dei genitori che non hanno più tempo per starla ad ascoltare. Il film è tecnicamente stupefacente, davvero in grado di mutuare sullo schermo situazioni, incubi e angosce degne della miglior letteratura gotica attraverso il punto di vista di una bambina di 11 anni. Sogno, realtà e immaginazione si fondono e, Coraline è un’Alice moderna, piombata in un mondo apparentemente “delle meraviglie” dal quale invece dovrà trovare la forza di fuggire. E di portare in salvo chi, prima o dopo di lei, ci è finito dentro anche inconsapevolmente. A questo punto Coraline si trova davanti ad un universo di nefaste possibilità. Presto un ragazzino un po’ isterico di nome Wybie Lovat – un personaggio creato per il film – comincia a pedinare Coraline assieme al suo inquietante gatto nero. Wybie regala a Coraline una bambola che le somiglia tantissimo, a parte i due bottoni neri che ha al posto degli occhi. Da sempre, nella tradizione degli horror e dei fantasy, le bambole sono un cattivo presagio, caratterizzano una narrativa di tensione e simboleggio la costruzione dell’identità. Così come i buchi e i tunnel, che nel racconto sono rappresentati dal pozzo vicino alla casa di Coraline (un palazzo a tre piani sarcasticamente denominato “Pink Palace” o Palazzo rosa), e un tunnel all’interno del palazzo dove Coraline trova i suoi genitori, molto più divertenti e premurosi. L’altro padre e l’altra madre di Coraline non sono indaffarati come i suoi veri genitori, e rappresentato un sogno e non un incubo domestico. La riempiono di attenzioni, regali e vivacità, in una realtà immaginaria che Selick ravviva ancora di più con colori molto sgargianti che sottolineanto il contrasto tra i genitori reali, che non si staccano mai dal computer, e quelli surrogati che mettono Coraline al centro del loro universo. Un po’ come la bambola donatale da Wybie, l’altra Coraline non ha occhi, ma dei bottoni neri e inespressivi – un simbolo visivo che rappresenta una realtà più pericolosa. Non ci vuole molto prima che emerga il prezzo di tutte queste attenzioni: i genitori alternativi chiedono che Coraline rimanga sempre rinchiusa in quel mondo. Questo punto cruciale di terrore esistenziale – portatore di lutto e maturità – è accentuato da una valanga di personaggi bizzarri, tra cui il divertentissimo acrobata da circo Bobinsky accompagnato dai suoi topolini ammaestrati, e Miss Forcible e Miss Spink. French e Saunders interpretano due “stagionate” regine del teatro che possiedono dei terrier imbalsamati protagonisti delle scene più divertenti del film. A bordo c’è anche Keith David che dà la voce al gatto nero nel mondo parallelo. Insomma anche il cast è da sogno. Non importa quale sia la tua età, giunto il temuto confronto tra Coraline e la sua madre alternativa, arriverà al termine e la storia arriverà alla sua conclusione, come ogni film che si rispetti. La trama è carica di significato. Il mondo magico che Coraline sognava è un vero incubo e la realtà, anche in questo caso, è meglio della fantasia più bella.