Bentornati a casa. 20 anni dopo La Sirenetta, che rilanciò le fiabe disney in stile musical, il regno Disney è riuscito nell’impresa di tornare a quei colori, a quei sorrisi, a quelle storie semplici, tendenzialmente simili tra loro ma capaci sempre di emozionare e coinvolgere intere generazioni, con un classico della letteratura, rivisitato in chiave moderna, La Principessa e il Ranocchio. Sono sicura che se da lassù Walt Disney potesse vedere questo capolavoro ne sarebbe di certo onorato. Perchè l’ultima creatura degli Animation Studios – fondati quasi novant’anni fa dal padre di Topolino – più che un “ritorno all’animazione tradizionale”, ovvero alla matita e al 2D, è un “ritorno a casa”, l’omaggio perfetto alle intuizioni del grande cartoonist americano e ai suoi sogni di adulto-bambino. Il merito più grande da ascrivere ai realizzatori di questo capolavoro (in regia Ron Clements e John Musker, già al timone tra gli altri de La sirenetta e di Aladdin) è l’esser riusciti a catturare lo spirito del vecchio cartoon Disney, l’anima stessa dell’animazione. E’ un film Disney per eccellenza, contiene le storie, le qualità, la musica, le magie, i colori e la forza stessa dei mondi creati durante lungo tutto l’arco del Novecento. La libera rielaborazione della fiaba dei Grimm (Il principe ranocchio) è poco più di una traccia che si sfilaccia quasi subito, si attorciglia, si perde, rifrange in caleidoscopiche visioni. Il canone qui è la musica, meglio il musical, che apre il cartone animato a vere e proprie feritoie magnificamente coreografate, fughe nella fantasia dirompente, lembi e volute impazzite di un tessuto che d’improvviso si allarga, si scompone, per poi tornare a sè, composto, lineare, chiaro. E non c’è niente di meglio del jazz (il film è ambientato nella New Orleans degli anni ’20, in piena esplosione socio-musicale, tra jazz, blues e soul), l’improvvisazione in note, per incidere nel suono, accanto e oltre le immagini, la con-fusione di istinto e controllo, irrazionale e reale, impossibile e plausibile. Soffermiamoci sulla storia invece, arcinota – l’ascesa di una serva grazie all’amore di un principe caduto in disgrazia e trasformato in ranocchio – e insieme brulicante di novità: dalla scelta del “colore” dei protagonisti , al riuscito mix di realismo sociale, di ricostruzione d’epoca e di immersioni in un mondo magico: che è un insieme dell’altro mondo animale – qui la palude e i suoi abitatori – e dell’oltremondo spirituale – richiamato dai fantasmagorici rituali voodoo del mostruoso dottor Facilier e della buona Mama Odie. Come sempre, la Disney riesce a trasformare pianeti paralleli in sfere concentriche, giocando sulle zone di tangenza, sull’amalgama di percezioni altre e caratteristiche umane. Regala personaggi indimenticabili – vedi l’alligatore trombettista Louis (doppiato da Pino Insegno) e la lucciola innamorata Ray (nella versione italiana ha la voce di Luca Laurenti). Passa con disinvoltura da un genere all’altro – dalla commedia all’avventura, dal musical al dramma. Riafferma il primato della pittura (certi quadri sembrano disegnati da Toulouse Lautrec) sulla fotografia. Una storia d’amore ambientata sulle sponde del Mississipi, a New Orleans. Un principe, Naveen, arriva a New Orleans in cerca di jazz, ma capita nelle mani del cattivo Dr. Facilier, uno stregone voodoo che lo tramuta in una ranocchia. L’unico modo per tornare umano è quello di essere baciato da una principessa. Naveen però non intende arrendersi, passare una vita ad ingoiare mosche e gracidare alla luna, per non parlare dell’umidità, non se ne parla proprio, così inizia a cercare e la fortuna sembra arridergli quando incrocia la splendida Tiana che a prima a vista ha tutto l’aspetto di una principessa, così dopo aver speso molto tempo per convicerla che dietro le zampotte e la bocca larga si cela un bel principe, la rilutattante Tiana lo bacia e la magia accade per davvero: viene tramutata anche lei in rana. I due, in queste sembianze, sono costretti a vivere nella palude, dove però incontreranno qualche simpatico personaggio, come l’alligatore Louis che suona la tromba (ha imparato seguendo le imbarcazioni che attraversano il fiume), e la lucciola Ray. I due amici aiuteranno i protagonisti al risolvere il loro problema: due ranocchie ed un doppio incantesimo da spezzare, così mentre si cerca una soluzione, la coppia vivrà per qualche tempo nella palude ed imparerà a conoscersi, apprezzarsi e ad aiutarsi nei momenti di difficoltà. La situazione sembra senza speranza, ma i nodi verranno al pettine durante le celebrazioni del carnevale… Alla fine i cattivi saranno sconfitti e i buoni trionferanno. Anche la piccola lucciola Ray, mi ha fatto commuovere…. Il finale non ve lo svelo, perché il film va visto ed è adatto sia per gli adulti e i bambini!

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