La solitudine dei numeri primi coproduzione italo-francese di Saverio Costanzo con Isabella Rossellini, Alba Rohrwacher, Filippo Timi, Maurizio Donadoni e Luca Marinelli, è tratto dal best seller di Paolo Giordano. Il film parla della storia di Mattia ed Alice dalla loro infanzia, il loro incontro, il loro dolore, il loro passato e soprattutto la solitudine delle loro esistenze che si intersecano. La pellicola non è facile, anzi piuttosto complessa. I numeri primi sono quei numeri divisibili per uno e per se stessi ed è il filo conduttore della trama drammatica che lega la vita dei due ragazzi. Il risultato della proiezione al Cinema di Venezia (quarto film italiano in concorso) ha visto qualche applauso tra fischi e boati alla fine della proiezione stampa in Sala Darsena al Lido. Costanzo ha trattato la storia quale thriller con tinte fortemente psicologiche, con il dominio dei suoni e dei colori, più che dei dialoghi. Il tutto è ambientato negli anni ’80 ed è caratterizzato dai suoni tipicamente elettronici e dai colori propri di quel periodo. Alice e Mattia si conoscono al liceo, sono due anime così vicine e così lontane allo stesso tempo. Entrambi hanno avuto nell’infanzia traumi che non sembrano volere superare, lei è zoppa e anoressica, lui è chiuso in se stesso al limite dell’autismo sentimentale. Si incontrano e vivono l’adolescenza diventando necessari l’uno per l’altra, fino a che lui laureato in matematica non parte per la Germania per fare il ricercatore e lei quasi per dispetto, decide di sposare un medico che ha conosciuto al capezzale della madre in ospedale. C’è poi il ” sette anni dopo ” lei lo chiama, lui ritorna e il finale è da vedere. Il film non scorre, con una struttura fra ossessioni, fantasmi, dolori passati e soprattutto con una ricostruzione non cronologica che va da una parte all’altra. Lo spettatore percepisce l’angoscia dei protagonisti, attraverso i colori e i suoni che Costanzo miscela quasi senza sosta. Brava Alba Rohrwacher dimagrita per l’occasione, un ottimo Luca Marinelli al suo esordio come attore cinematografico. E come non ricordare Filippo Timi vestito da clown, inquietante e terribile, che ti lascia il brivido addosso. Film davvero molto bello ed emozionante. Pesante come un macigno per l’angoscia, la nebbia ed il senso di solitudine che riesce a trasmettere, anche grazie ai due bravissimi protagonisti Non c’è solo l’orrore della sofferenza del corpo e l’anima dei due protagonisti, ma anche tutto ciò che li circonda genitori e amici. La sceneggiatura è scritta da Costanzo con lo stesso Giordano. Da segnalare la bella fotografia di Fabio Cianchetti e i costumi di Antonella Cannarozzi