Fino al 3 luglio 2011, a Roma presso il Complesso del Vittoriano in Via dei Fori Imperiali, è possibile ammirare una mostra davvero bella, quella di Tamara de Lempicka, “La regina del Moderno”. Una mostra particolare che evidenzia il linguaggio nuovo proposto dall’artista, rappresentante autorevole del periodo De’co, che vede i suoi natali a Varsavia, ma che è stata una vera cittadina del mondo poiché visse in Russia, a Parigi, in Italia, negli Stati Uniti e in Messico. L’allestimento, che comprende dipinti, disegni, documenti, fotografie in parte inedite, ed immagini di repertorio, la vede a confronto con altre opere di artisti suoi contemporanei. Ella è il simbolo degli anni Venti e Trenta, in cui vengono fuori diverse espressioni pittoriche che la pittrice mette insieme per creare un suo stile, fondendo insieme il cubo-futurismo russo-francese, il realismo tedesco e polacco fino all’arte italiana dell’era fascista. La sua è una lingua fuori dal comune, geniale ed attraente. Tamara è una donna che si afferma in un periodo storico molto maschilista, creandosi una propria immagine libera, indipendente e stravagante. Le 120 opere esposte, curate nell’esposizione da Gioia Mori, mettono in risalto dapprima la sua educazione classica e soprattutto il suo amore per l’Italia, definita dalla stessa artista “il luogo del cuore”. Troviamo poi l’approccio sperimentale “anti-classico”, ma anche il futurismo, l’incontro con Picasso e con Martinetti e Prampolini, fino al 1957, anno in cui la pittrice esordisce a Roma con una sua personale mostra nella galleria Sagittarius. Si va dal meraviglioso Portrait de Madame P., che fino a poco tempo fa si credeva perduto e che invece è riemerso dopo ricerche in collezioni di mezzo mondo, ai ritratti della figlia Kizette.

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