Regia di Jason Reitman con George Clooney, Jason Bateman, Anna Kendrick, Vera Farmiga, Melanie Lynskey, Danny McBride, Tamala Jones, Adam Rose e Steve Eastin Ryan Bingham (Gorge Clooney) lavora per una società che si occupa di gestire i tagli al personale delle aziende americane e proprio per lavoro è sempre in viaggio e per viaggiare vola. Tutti i riti che accompagnano un viaggio di lavoro, dalla preparazione dei bagagli alla cena solitaria in albergo, compongono il guscio di sicurezza che Ryan ha costruito per la propria vita, basata sulla filosofia dello “zaino vuoto”: se non hai legami, se non hai pesi, puoi viaggiare, puoi spostarti con leggerezza e senza problemi. Due donne intervengono a minare queste certezze: Natalie (Anna Kendrick), giovane collega di Ryan che riesce a far approvare un nuovo metodo di lavoro basato su video conferenza e che gli viene affidata per un tirocinio itinerante, e Alex (Vera Farmiga), una business-woman, che lentamente fa breccia nel suo cuore. I due intrecciano una relazione romantica, fatta di incontri fortuiti negli aeroporti e negli alberghi delle città dove sono soliti fare tappa… Liberamente tratta dall’omonimo romanzo di Walter Kirn, “Tra le nuvole” è una commedia che affronta temi di grande importanza e di grande valore in special modo di questi tempi, di globalizzazione e di trasformazione della società, attraverso la realizzazione di questo piccolo grande film ambientato più tra le nuvole che sulla terraferma. Sarebbe meglio la vita senza legami? Chi non ha mai pensato a fuggire o semplicemente di abbandonare tutto e tutti per vivere in libertà? Ryan Bingham, un esperto tagliatore di teste, in superlavoro e superstress per via della crisi, è riuscito a prendere questa decisione vitale. Si è staccato da tutti e da tutto. La sua agognata vita on the road, aeroporto dopo aeroporto, millemiglia dopo millemiglia, è però minacciata proprio quando sta per ottenere da una compagnia aerea il premio fedeltà, un superbingo da un milione di miglia, per raggiungere lo status ‘one million frequent flyer miles’ E’ di George Clooney dalla testa ai piedi il personaggio protagonsita di Tra le nuvole, e non avrebbe potuto essere di nessun altro attore. Ryan Bingham è un po’ come lui: ha 45 anni, è molto affascinante, ha una vita movimentata, un lavoro molto ben pagato che lo rende libero, ipertecnologico, veloce e senza vincoli, né oggettivi né affettivi. Vivendo la maggior parte del suo tempo in aereo Ryan è uno di quei viaggiatori privilegiati da tutte le compagnie cui basta strisciare una qualsiasi carta di credito o un qualsiasi badge per aprire ogni tipo di porta ed avere accesso a lussi e scorciatoie. Tutto quello di cui ha bisogno per vivere, o meglio quello di cui lui pensa di aver davvero bisogno per vivere, entra comodamente in un trolley di medie dimensioni e nelle tasche della sua giacca, ma nonostante la sua vita cronometrata e sempre piena zeppa di appuntamenti Ryan è un uomo abituato a guardare il mondo dall’alto, è vivace e allegro, dotato di grande ironia e di un forte senso autocritico ma è un individualista, uno che non concepisce quanto sia importante condividere con gli altri quel che si ha e che si vive, forse perchè non è abituato a pensare al futuro, non è abituato a pensare quasi a nulla, per usare una metafora calcistica non è di quei giocatori che si ferma per un attimo a guardarsi intorno prima di lanciare la palla. Sarà forse colpa del suo lavoro, un mestiere complesso che lo ha abituato a pensare solo a se stesso e lo ha trasformato in una scheggia impazzita che gira il mondo, ma che essenzialmente non sa dove sta andando. Il suo tristissimo e sbiadito monolocale è ad Omaha ma Ryan ci passa in tutto una ventina di giorni all’anno. Quando qualcuno in aereo gli chiede dove vive lui risponde “esattamente qui, su questo sedile, tra le nuvole”. Sarà l’incontro con le due donne, una giovane ed efficientissima ‘ottimizzatrice’ aziendale ed una viaggiatrice misteriosa e bellissima a svegliarlo dal suo torpore, a farlo uscire dal suo bozzolo di individualità e di egoismo, a fargli cambiare idea sull’amore e sui legami familiari, sull’importanza di prendersi degli impegni sentimentali e non solo lavorativi, di sentirsi veramente a casa e di trovare finalmente il proprio posto nel mondo. Il film lascia riflettere non poco sul tema del ‘poter vivere senza legami‘, su come una persona convinta che può passare il resto della vita in compagnia della gente che lo circonda, capisce che l’avere una persona (intesa come partner) al proprio fianco è invece la cosa più bella che si può desiderare e soprattutto intrecciare rapporti con le persone con le quali ci stiamo confrontando. Devo dire che la bravura del regista nello scegliere gli attori è stata veramente eccelsa, soprattutto per il talento attoriale di un George Clooney in uno stato di grazia, presente dalla prima all’ultima inquadratura, capace di restituire un’incarnazione perfetta e senza sbavature di Ryan Bingham Tuttavia la fine del film mi ha lasciato con l’amaro in bocca, questo finale non proprio lieto contribuisce poi a rafforzare il significato dell’intera opera e ad umanizzare personaggi che sembrano sempre senza speranza e senza via d’uscita.