Nel 2010-2011 il Vittoriano ha ospitato una grande rassegna dedicata al pittore olandese, dal titolo “Vincent Van Gogh: Campagna senza tempo e città moderna”. La mostra è curata da una delle maggiori esperte dell’artista olandese, Cornelia Homburg, ed è stata supportata da un Comitato Scientifico internazionale di grande prestigio, grazie anche al sostegno delle più grandi istituzioni museali del mondo, insieme ad importantissime collezioni private: sono infatti giunti nella capitale opere prestate dai maggiori musei internazionali. L’esposizione si suddivide in due filoni: la città e la campagna, due temi molto cari all’artista olandese. Troviamo la città pitturata di notte all’aperto tra cieli stellati e la campagna raffigurata tra nuvole e campi di grano. Oltre 110 le opere tra importanti dipinti, splendidi acquarelli e preziose opere cartacee, deliziano i visitatori e rappresentano in modo completo la straordinaria carriera di Van Gogh in un percorso scientifico nuovo ed affascinante, attraverso questa dicotomia tra l’amore per l’immobilità della campagna e la rapidità della città ed il suo progresso frenetico, centro della vita moderna. Il maestro olandese rappresenta di certo un pittore con la personalità passionale e complessa e, questo viaggio artistico, dagli esordi al suo epilogo, vede in questa esposizione organizzata con ricchi pannelli esplicativi, un escursus basato cronologicamente su quelle che sono state le tappe fondamentali della sua controversa vita. Ci imbattiamo subito nel “Laboratorio Didattico”, in cui si esplicano i punti di riferimento, le aspirazioni, i suoi maestri o gli artisti coi quali entrò in contatto (cito Millet, Gauguin e Cézanne). A seguire si ammira il “Periodo Olandese”, in cui si nota il suo amore verso i lavori umili e onesti, come quello dei contadini, in cui l’Olanda è rappresentata in modo piatto, immobile, non toccata dall’industrializzazione. Poi c’è il “Periodo Parigino”, in cui Van Gogh entra in contatto con la città, con artisti appartenenti al puntualismo e all’impressionismo, e nelle sue opere si abbandonano i colori scuri, per privilegiare i chiari, con pennellate più forti. Arriviamo poi ad “Arles”, cittadina della Provenza, in cui Van Gogh si rifugia e fonde le due esperienze precedenti, con una pittura più simbolica per cercare di unire i valori della città contemporanea e quelli fuori tempo della campagna. Infine la mostra si conclude con gli ultimi anni trascorsi a Saint-Remy e Auvers-Sur-Oise e, i dipinti per il pittore olandese diventano la medicina per guarire dai suoi problemi mentali, per ritrovare la serenità e ricordare gli anni passati. I suoi quadri si trasformano in pennellati con impasti grossi, linee curve, colori brillanti, che stanno a rappresentare piccole fotografie di paesaggi olandesi, parigini e provenzali, mescolando la modernità con la tradizione, dando vita ad una tecnica sorprendente e affascinante. Vi lascio con una frase dell’artista: “Quello a cui miro è maledettamente difficile, eppure non penso di mirare troppo in alto. Voglio fare dei disegni che vadano al cuore della gente”. Insomma, questa vetrina, che ha visto già migliaia di presenze, testimonia un dato incontrovertibile, che il maestro è stato un vero genio.

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